Il diamante mandarino (Taeniopygia guttata castanotis)è un uccello decisamente rustico e robusto che si adatta benissimo alla vita in svariate condizioni… Allo stato naturale, nelle vaste pianure australiane vive in colonie molto numerose, si ciba di sementi ma non disdegna di tanto in tanto bacche e qualche piccolo insetto…
L’allevamento di questo estrildide non è particolarmente difficile e spesso viene scelto come uccellino da allevare per chi è alle prime armi e proprio per questo motivo spesso viene un po’ snobbato da allevatori di specie più rare. E’ un uccellino molto simpatico per chi vuole un animale da compagnia e nell’allevamento può dare grandi soddisfazioni. Spesso in commercio viene anche chiamato “bengalino”, che però è un uccellino completamente diverso, si tratta infatti di “Amandava Amandava”, un estrildide ancor più piccolo che ormai in Italia è quasi scomparso a causa della difficoltà di riproduzione in cattività e del blocco delle importazioni.
Il diamante mandarino è’ un animale che predilige la vita in colonia che può diventare anche parecchio numerosa, comandata sempre da un maschio dominante, ma vive bene anche in coppia. Per l’alloggiamento è bene scegliere una gabbia di almeno 60 cm e di forma rettangolare che si sviluppi più in lunghezza che in altezza. Quando i dovesse spaventare il diamantino andrà a rifugiarsi negli angoli della gabbia; assolutamente da evitare le gabbie a pianta rotonda, che non avendo angoli sarebbero una grande fonte di stress per il nostro uccellino. Il numero di posatoi non deve essere eccessivo, due, massimo tre, il più possibili distanti l’uno dall’altro, in modo che non saltelli soltanto ma debba volare per spostarsi, esercitando così i muscoli delle ali. Ottimi i piccoli rami d’albero che non avendo la sezione costante permettono all’uccello di esercitare anche i muscoli delle dita. In gabbia non devono essere presenti altalene, specchietti campanelline o i vari giochini che spesso si mettono ad altre specie in quanto non gradite, sarebbero solo d’intralcio al volo. |
L’alimentazione è semplice, misto di semi per esotici, composto da panico giallo, panico rosso, miglio, scagliola, niger e alcuni altri semi… il componente principale è comunque il panico che il diamante mandarino adora anche in spighe da becchettare… nella gabbia non deve mai mancare l’osso di seppia, di cui è molto ghiotto e un gran consumatore e il grit. Frutta e verdura due volte a settimana così come anche il pastoncino, di cui è meglio sceglierne uno con un bassissimo tenore di grassi e carboidrati e alto tenore di proteine…
In gabbia o in voliera deve essere presente il bagnetto che non disdegnerà nemmeno nelle fredde giornate invernali…
Il dimorfismo sessuale è particolarmente evidente, il maschio ha le caratteristiche guance arancioni (da cui prende il nome), delle zebrature nere che da sotto al becco scendono fino al petto e i fianchi color arancio puntinati di bianco. Anche il becco è diverso, nel maschio è rosso vivo, nelle femmine arancione.
Esistono diverse mutazioni del Diamante mandarino, oltre al grigio, la forma ancestrale, che si trova in natura. I segni del dimorfismo sessuale sono evidenti in tutte le mutazioni con qualche eccezione, come nel guancia nera, in cui la guancia (nera appunto) è presente anche nella femmina e nella mutazione bianco dove l’unico segno distintivo è rappresentato dal colore del becco.
Anche il canto è diverso, le femmine emettono un suono ripetitivo tipo “pee pee” mentre i maschi oltre a questo hanno anche un loro gorgheggio un po’ più articolato.
Non teme le basse temperature, può essere tenuto all’esterno tutto l’anno a condizione però che sia ben riparato dalle correnti d’aria, molto pericolose, e dalle intemperie…
Il periodo migliore per la riproduzione è l’autunno, corrispondente alla primavera australe, ma si può riprodurre durante tutto l’anno, ad eccezione dei caldi mesi estivi, nei quali la cova sarebbe troppo faticosa.
Non è uccello che ha gusti difficili in quanto a nidi, farebbe il nido ovunque se solo trova qualche filo d’erba, rametti, sassolini e quant’altro, nelle grandi voliere riesce ad intrecciare nidi robusti anche sugli alberi. E’ comunque un grande “ingegnere” e le sue costruzioni sono sempre parecchio robuste. In gabbia il nido migliore è quello a cassettina in legno o plastica (più igienica e facile da pulire) delle dimensioni di circa 12 x 12. (In svariati casi si è notato di come alcuni esemplari non entrino nei nidi con apertura rotonda, ma si fiondano nello stesso non appena l’allevatore ritagli l’apertura a forma rettangolare!!!!)
Solitamente la costruzione del nido è opera del maschio (al contrario della vita in natura, dove invece è opera della femmina che costruisce e depone nuove uova mentre il maschio finisce di svezzare i nidiacei…). L’accoppiamento dura pochi secondi e non è preceduto da particolari danze come in altre specie.
La femmina depone dalle 3 alle 7 uova pochi giorni dopo l’accoppiamento che continua durante quasi tutto il periodo di deposizione. La cova inizia in media dal terzo-quarto uovo, (per questo non è sempre necessario sostituire le uova con uova finte nei primi giorni). La schiusa avviene in media dopo 13 giorni di cova assidua. Appena nati i pulli sono di un colore rosato, con un leggero (ma sempre presente) piumino chiaro sulla schiena. Ad un occhio esperto nei primi due-tre giorni di vita è già possibile riconoscere con discreta precisione la mutazione dei nidiacei, il colore della pelle e del becco è rosa per alcune mutazioni, bruno, bianco, mascherato, mentre è scura e il becco nero per quelli a base grigia. I pettonero ad esempio si distinguono appena nati in quanto la punta del piccolo becco è tendenzialmente più scura… Alla nascita i piccoli non sono omeotermi e hanno perciò bisogno di essere mantenuti a temperatura dai genitori che continuano la cova fino a quando i pulli non avranno circa una settimana di vita. I genitori imbeccano i figli a partire dal secondo giorno di vita e continuano fino allo svezzamento che avviene tra i 30 e i 40 giorni dalla nascita. I novelli usciranno dal nido tra il quindicesimo e il ventesimo giorno di vita e potranno essere separati dai genitori intorno al quarantesimo giorno. E’ consigliabile comunque se possibile lasciarli insieme anche fino ai 45 giorni per essere sicuri che siano assolutamente in grado di mangiare ma soprattutto di bere da soli. Durante questi giorni i giovani maschi imparano a cantare e se lasciati insieme al padre imiteranno il suo, altrimenti ne produrranno uno proprio.
La maturità sessuale arriva per entrambi i sessi intorno al terzo mese di vita ma è consigliabile, soprattutto per le femmine aspettare almeno i sei mesi prima della riproduzione. Se non separati in genere le femmine depongono una seconda volta quando i novelli hanno circa 25 giorni di vita, è bene comunque non superare le tre - quattro covate all’anno. La vita media di un diamantino è di circa 5-7 anni per i soggetti di taglia ancestrale, i più rustici, e di circa 4-5 per i soggetti di taglia olandese, oggetto di selezione. |